lunedì 10 novembre 2008

Denti Decidui

La dentizione decidua è composta da quei denti che compaiono per primi e che sono destinati a cadere e ad essere sostituiti da quelli permanenti dopo il sesto anno di vita. La dentizione decidua è costituita dalla comparsa di 20 denti, 10 per l'arcata inferiore e 10 per l'arcata superiore. Inizia con l'eruzione del primo incisivo a circa 8-12 mesi di età e termina con i 4 molari tra il 23º e 31º mese di vita. Dopo un periodo di stabilizzazione inizia la dentizione permanente, tra il 6º e 9º anno di età, che va a completarsi a vent'anni di età e oltre.
Durante questo periodo si osserva la cosiddetta “dentizione mista” caratterizzata dalla presenza contemporanea di denti da latte e permanenti. Ovviamente i tempi e le modalità di eruzione variano da soggetto a soggetto, anche se generalmente mantengono una certa cronologia espressa nella tabella.

sabato 11 ottobre 2008

Stabilità e osteointegrazione negli impianti SLActive

Quando si parla di qualsiasi impianto osseo si fa riferimento anche ai processi di osteointegrazione, fattori fondamentali che garantiscono il fissaggio vero e proprio dell'impianto in sede ossea.
Nei processi di osteointegrazione si possono distinguere due fattori molto importanti che si susseguono e sovrappongono, e che dipendono da vari parametri, essi sono: la stabilità primaria o meccanica e la stabilità secondaria o biologica dell'impianto.

La stabilità primaria si ha nelle prime fasi di inserimento dell'impianto, essa dipende dalle superfici di contatto dell'impianto stesso con il letto implantare, dalla forma dell'impianto, dalla qualità dell'osso e dalla preparazione della sede di impianto.

La stabilità secondaria si sovrappone per un periodo a quella primaria o meccanica, fino a sostituirla del tutto quando termina il processo di guarigione. Con la stabilità secondaria quindi si ha la formazione di nuove aree di contanto con la superficie implantare grazie all'apposizione di matrice e osteociti. Come abbiamo detto più volte il materiale (di solito titanio), la forma, ma soprattutto il trattamento della superficie dell'impianto è di fondamentale importanza per una buona osteointegrazione.

Da una decina d'anni circa molte case produttrici di impianti, si sono attivate con ricerche e sperimentazioni verso questa direzione con ottimi risultati.

Di recente introduzione sul mercato possiamo citare gli impianti con superficie idrofila SLActive, derivati dai precedenti impianti SLA del 1998. Gli impianti SLActive sono dotati di una particolare superficie idrofila che consente quindi una maggior affinità per le proteine e cellule che vi andranno ad aderire. Tutto ciò si traduce quindi in un incremento della produzione di osteocalcina e osteoprotegerina e un aumento significativo della produzione di fattori di crescita e vascolarizzazione locali.

Si è visto che la superficie osteoconduttiva e idrofila SLActive ha ridotto i tempi di guarigione da 6-8 a 3-4 settimane con ottimizzazione della stabilità precoce dell'impianto, test clinici rivelano anche un significativo miglioramento della stabilità implantare dopo due settimane rispetto alle superfici SLA.





giovedì 10 luglio 2008

Implantologia

Le moderne tecniche di implantologia consentono di ripristinare la condizione biomeccanica-masticatoria, fonetica ed estetica, inserendo nell'arcata ossea mascellare o mandibolare dei "pilastri" o impianti a sostituzione del dente naturale che si è perso. Dopo un periodo di tempo di osteointegnazione si può inserire sull'impianto la corona del dente artificiale.

Gli impianti sono specificatamente costruiti in titanio, metallo di eccellenza in chirurgia implantare per la sua resistenza al carico masticatorio, alla corrosione e cosa più importante, per la sua neutralità biologica, che non ne consente in nessun modo il rigetto da parte dell'organismo.
Ovviamente gli impianti che si trovano oggi sul mercato sono in genere cilindrici, con diametro e lunghezza variabile per adattarsi alle varie situazioni e con superficie filettata all'esterno

Un intervento di implantologia dura in media dai venti ai trenta minuti per singolo "pilastro". Dopo l'intervento chirugico vero e proprio durante il quale l'impianto è stato inserito nell'osso, occorrerà aspettare dai due mesi e mezzo ai quattro mesi per procedere ar carico implantare con un moncone rivestito in ceramica, in vetropolimero o in resina che costituirà poi il dente vero e poprio.

Questo periodo di attesa variabile dai due mesi e mezzo ai quattro mesi è estremamente necessario per l'osteointegrazione dell'impianto, processo mediante il quale gli osteoblasti appongono matrice ossea attorno all'impianto in modo da bloccarlo, dall'osteointegrazione infatti dipende la stabilità complessiva dell'impianto.

Controindicazioni
Chi non può sottoporsi a un intervento implantologico?
  • I pazienti con eccessiva osteoporosi che in ogni caso va valutata da paziente a paziente.
  • I pazienti con patologie cardiovascolari devono prima essere sottoposti a un'attenta visita cardiologica e solo se il cardiologo da loro il consenso possono far ricorso a tecniche di implantologia.
  • A soggetti eccessivamente fumatori è sconsigliato far ricorso all'implantologia.
  • Nei soggetti in fase di crescita bisogna prima attendere il termine della crescita ossea.
  • Pazienti con trattamento di immunosoppressori e anticoagulanti in corso non possono subire interventi implantologici.


sabato 28 giugno 2008

Ortopantomografia

L'ortopantomografia, o anche radiografia panoramica delle arcate dentarie, è una tecnica radiografica dalla quale si ottiene un'immagine dei denti, delle arcate dentarie e delle ossa mascellari e mandibolari su un'unica pellicola.

Essa è senz'altro l'esame diagnostico per eccellenza, fondamentale per uno studio iniziale dello stato dei denti e dei loro tessuti di sostegno (parodonto), prima di un qualsiasi trattamento odontoiatrico, sulla quale poi se necessario impostare successivi approfondimenti per una più fine esigenza diagnostica.

Questa tecnica è quindi un esame radiografico a tutti gli effetti in cui il paziente è esposto a radiazioni ionizzanti, c'è da sottolineare in ogni caso che i nuovi ortopantomografi digitali riducono di moltissimo i tempi di esposizione ai raggi x, l'esame completo dura infatti poco più di 15 secondi, nel corso dei quali, il tubo radiografico (emettitore) e la cassetta (ricevitore), ruotano attorno alla testa del paziente in modo tale che i raggi x emessi a bassi dosaggi, attraversino le arcate dentarie e proiettino l'immagine sulla pellicola.

Ovviamente il paziente prima di sottoporsi a questo esame diagnostico deve rimuovere piercing linguali, dentiere, apparecchi protesici mobili e quant'altro in modo da non falsare il risultato dell'esame.

domenica 22 giugno 2008

Radiografia endorale

E' una piccola lastra radiografica che permette di visualizzare in dettaglio con una buona qualità grafica da uno a quattro elementi dentari. A differenza dell'ortopantomografia è una lastra mirata al dente in esame. La radiografia endorale è indispensabile prima di effettuare una terapia endocanalare in quanto si distingue benissimo numero, posizione, forma e lunghezza dei canali radicolari. Grazie a questo tipo di diagnostica per immagini è possibile individuare con chiarezza la presenza di una carie nascosta, di tasca parodontale o di granuloma.

venerdì 20 giugno 2008

Odontogenesi e foglietti embrionali

I denti si formano a partire dalle strutture del follicolo dentale, le quali producono le varie parti del dente maturo secondo lo schema sottostante:

Ectoderma, mesoderma ed endoderma sono lamine cellulari sovrapposte che si formano nelle primissime fasi dello sviluppo di un embrione, prendendo il nome appunto di foglietti embrionali.

  • L'ectoderma è un foglietto embrionale esterno da cui derivano epidermide, ossa dermiche o membranose e sistema nervoso. Nell'uomo compare durante la terza settimana nel corso dell'embriogenesi.
  • Il mesoderma è il foglietto embrionale compreso tra l'ectoderma e l'endoderma, da cui traggono origine quasi tutti i tessuti muscolari e connettivi, l'apparato cardiovascolare, il sangue, il sistema linfatico e l'apparato urogenitale. Il mesoderma si sviluppa nel corso della terza settimana a seguito del processo di gastrulazione.
  • L'endoderma è un foglietto embrionale interno rispetto agli altri due, da cui traggono origine l'apparato digerente e l'apparato respiratorio.
Le strutture del follicolo dentale hanno origine dall'ectoderma e dal mesoderma.

giovedì 15 maggio 2008

La diga in gomma

La diga di gomma non è altro che un foglietto quadrato (in genere di 15 cm) costituita da uno strato di caucciù, essa infatti è la più efficace tra le metodiche di isolamento operatorio e consente di circoscrivere e sigillare gli elementi dentari su cui si andrà a lavorare, consentendo quindi la non contaminazione del dente oggetto di cure da parte dei fluidi presenti in cavità orale e a sua volta la non contaminazione della cavità orale con prodotti che si andranno ad applicare nella zona di importanza operatoria. Da molti specialisti ormai è considerata un ausilio di fondamentale importanza per l'odontoiatria conservativa e l'endodonzia, riducendo anche la contaminazione dell'ambiente odontoiatrico, a vantaggio di pazienti ed operatori.

martedì 13 maggio 2008

Overjet

L’overjet o "sovragetto" viene generalmente definito come la distanza orizzontale che intercorre tra il margine incisale degli incisivi superiori o mascellari e la faccia vestibolare degli incisivi mandibolari in relazione centrica e con le due arcate in occlusione. Poiché gli incisivi superiori ed inferiori devono sfiorarsi in occlusione, possiamo dire che in un'occlusione ideale non deve esserci nessun sovragetto ma un minimo overbite. La presenza di overjet positivo è un segno tipico della malocclusione di 2^ classe 1^ divisione. L'overjet negativo, detto anche morso inverso, lo si riscontra, invece, nelle malocclusioni di terza classe.

lunedì 12 maggio 2008

Overbite

L'overbite non è altro che la sovrapposizione verticale tra i denti anteriori superiori e gli inferiori. Nella maggior parte dei pazienti si riscontra un overbite più o meno fisiologico, l'eccesso di overbite prende il nome di morso profondo o deep bite.

sabato 29 marzo 2008

Denti del Giudizio (Ottavi)

Gli ultimi denti dell'arcata superiore e posteriore (l'ottavo dente partendo dal centro) sono chiamati denti del giudizio, terzi molari oppure ottavi. Quando hanno abbastanza posto per erompere nella corretta posizione (in genere tra i 18 ed i 30 anni), i denti del giudizio possono essere un elemento utile alla funzione masticatoria. Altrimenti, essi devono non di rado essere rimossi chirurgicamente. Più l'età è avanzata, più difficile diventa questo intervento chirurgico. Per evitare complicazioni, pertanto, è meglio non rimandare troppo l'eventuale asportazione dei terzi molari.
Nella cavità orale di molti pazienti non c'è abbastanza posto per alloggiare anche i denti del giudizio. In caso di mancanza di spazio e/o inclinazione errata dell'ottavo, l'eruzione dei denti del giudizio è spesso difficoltosa: essi rimangono completamente o parzialmente nell'osso, senza raggiungere il piano occlusale. A seconda se, perforano o no la gengiva, si chiamano denti del giudizio inclusi (totalmente o parzialmente) o impattati.

Perché gli ottavi possono provocare problemi?
I denti del giudizio sani e correttamente posizionati costituiscono come abbiamo già detto un patrimonio prezioso per la bocca. Tuttavia, se la mandibola e la mascella non sono abbastanza larghe da poterli alloggiare, questi dovranno essere estratti nei seguenti casi:
  • ottavi parzialmente erotti, possono favorire il ripetersi di infezioni causando dolore, gonfiore e difficoltà ad aprire la bocca.
  • ottavi intrappolati dentro l'osso (detti inclusi), crescendo possono danneggiare o spostare i denti vicini.
  • ottavi storti possono interferire con la normale masticazione o rendere difficile l'igiene orale, causando problemi paradontali.

martedì 11 marzo 2008

Autodiagnosi di parodontite


Arrossamenti, gonfiori persistenti, sanguinamento delle gengive, denti sensibili e alito cattivo sono segnali di pericolo della malattia parodontale, la quale interessa tutti i tessuti che circondano e sostengono i denti.
  1. Sanguinamento delle gengive a contatto con lo spazzolino da denti o con cibi duri.
  2. Avvertimento di dolori diffusi nella bocca.
  3. Spazi vuoti che si creano tra i denti.
  4. Gonfiore delle gengive.
  5. Abbassamento delle gengive che fanno apparire i denti più lunghi.
  6. Pus (in genere giallognolo) tra denti e gengive.
  7. Comparsa di alito cattivo persistente.
  8. Aumentata sensibilità degli elementi dentari quando si assumono cibi caldi o freddi.
  9. Instabilità dei denti sotto i colpi masticatori.
  10. Presenza di ferite che di tanto in tanto interessano le mucose della bocca.
Chi colpisce
Nella maggior parte dei casi questa malattia colpisce persone adulte al di sopra dei 30 anni.
Al di sopra di questa età la malattia parodontale è la causa più comune della perdita dei denti.
In alcuni casi persone più giovani ed anche i bambini possono esserne colpiti:la malattia è allora più veloce nel suo progredire e richiede cure più attente.

Nel caso in cui il paziente riscontri la presenza dei sintomi sopraelencati, deve subito rivolgersi a uno studio odontoiatrico o contattare un paradontologo per evitare che la patologia possa evolvere in situazioni più gravi.

Attenzione
La parodontotite rappresenta un fattore di rischio per le coronaropatie: la presenza di patogeni parodontali negli ateromi delle carotidi indica il rischio che gli agenti eziologici della parodontopatia possano raggiungere il cuore e le coronarie favorendo l'aterosclerosi e la trombosi.

LA MALATTIA PARODONTALE SI PUO' PREVENIRE E CURARE!

sabato 8 marzo 2008

La gengivite


Con il termine gengivite si indica il processo infiammatorio delle gengive che inizia intorno al colletto del dente e causa emorragie.
Le gengiviti se non sono curate per tempo, possono portare a parodontiti.

Sintomatologia

I sintomi più frequenti della gengivite acuta sono: sensibilità spiccata delle gengive, sanguinamento quando sono a contatto con lo spazzolino da denti e dolore all'atto della masticazione, mentre il segno più diffuso sia delle forme acute che croniche di infiammazione delle gengive è un arrossamento del margine gengivale. La presenza di questi sintomi, evidenzia la formazione di "tasche gengivali", ovvero, aree di raccolta di residui di cibo con conseguente colonizzazione da parte di batteri responsabili della malattia, i quali trovano un habitat ideale in quelle zone, in cui la scarsa presenza di ossigeno permette loro di sopravvivere e di riprodursi in grande quantità.

Patogenesi
La mancanza di igiene accurata dei denti è sicuramente una delle cause della gengivite: i residui di cibo che non vengono rimossi bene, si accumulano tra dente e dente o tra dente e gengiva, permettendo ai batteri presenti nella bocca di iniziare la loro azione infettiva sulle gengive stesse e sul dente (carie). Le gengive appaiono arrossate, a volte gonfie, e sanguinano facilmente al contatto dello spazzolino da denti e del filo interdentale. Le altre cause potenziali della gengivite sono il tartaro che si deposita sui denti, la presenza di carie e protesi malfissate che irritano le gengive promuovendo l'ingresso di batteri. Vari farmaci, appartenenti ai gruppi degli anticonvulsivanti, immunosoppressori, antipertensivi possono causare modificazioni gengivali caratterizzate da un ispessimento abnorme (iperplasia).

Terapia
Una costante e corretta igiene orale e una dieta ben equilibrata, scarsa di cibi zuccherini e ricca di vitamine è un buon coadiuvante nella cura dei disturbi gengivali.

È importante sottolineare, infine, che, mentre per la gengivite la soluzione terapeutica è relativamente semplice e poco impegnativa, quando la situazione patologica evolve verso la parodontite cronica, il piano di trattamento diventa più complesso, richiedendo più disponibilità e attenzione da parte del paziente e professionalità da parte dell'odontoiatra. La prescrizione di antibiotici (penicillina o metronidazolo) è indicata solo nei casi più gravi (gengivite ulcerativa necrotizzante o gengivite di vecchia data).

domenica 17 febbraio 2008

Quale dentifricio scegliere



Al contrario di ciò che molti pensano, é il corretto uso dello spazzolino che serve nella rimozione della placca, il dentifricio é solo un valido aiuto. Per la scelta di quest' ultimo vi sono tuttavia, delle indicazioni generali che sarebbe utile seguire, esse sono:
possedere un ph stabile intorno a 7.0, sapore gradevole, non irritare le mucose, preferire quelli contenenti fluoro. In caso di ipersensibilità dei colletti dentali scegliere quelli che in commercio portano la dicitura “denti sensibili”. Non usare dentifrici con potere abrasivo troppo alto, specie in presenza di recessioni. Tale valore viene espresso da una sigla e un numero: RDA50 = alta abrasività e RDA25 = bassa abrasività.
In base all'età e alle diverse patologie che si riscontrano nel corso degli anni si può poi variare ulteriormente la scelta cercando prodotti più specifici pe un ben preciso trattamento, in commercio infatti si trovano diverse linee di prodotti specifici.

PRINCIPALI VANTAGGI NELL'USO DI UN DENTIFRICIO

  • Rimuove la placca batterica rendendo più efficace l’azione meccanica della pulizia con lo spazzolino da denti.
  • Svolge un’azione protettiva a livello della gengiva o dello smalto a seconda degli agenti specifici contenuti.
  • Riduce usato di molto la predisposizione alle carie.
  • Toglie eventuali macchie che oltre a problemi di estetica potrebbero favorire ulteriori adesioni di placca.
  • Rende più gradevole la spazzolatura per la presenza di aromatizzanti e dolcificanti.
  • Incentiva i bambini all’igiene orale.
  • Lascia momentaneamente l’alito fresco e maschera l’alitosi.
E' sconsigliato tuttavia utilizzare paste dentifricie con una percentuale elevata di sostanze abrasive quali, allumina, silicio, carbonato di calcio ecc, in quanto tendono nello strofinio a rovinare la brillantezza dello smalto.

AZIONE DELLA PASTA DENTIFRICIA

Grazie ai principi attivi in essa contenuti, queste paste mirano sostanzialmente a rafforzare lo strato più esterno del dente ovvero lo smalto, proteggendolo dagli attacchi acidi dei batteri. Altri principi attivi vengono inseriti per inibire l’adesione batterica sulle superfici dentali. Altre sostanze agiscono da disinfettanti del cavo orale e svolgono un' azione batteriostatica. Altre ancora vengono inserite per ridurre il fastidio dei denti sensibili.

Qui di seguito sono riportati i principali PRINCIPI ATTIVI e la loro FUNZIONE:
  • Triclosan disinfettante / batteriostatico
  • Fluoruri interferiscono con l´adesione batterica
  • Clorexidina controllo della placca
  • Sali di zinco proprietà antialitosica
  • Tetrasodici di pirofosfato antitartaro
  • Monofluorofosfati capacità remineralizzanti per lo smalto
In Conclusione... Il solo uso di dentrifrici anche di ottime qualità, non porta a risultati apprezzabili se nn vi è un corretto utilizzo di spazzolini adeguati alla propria bocca e se non vi è l'uso costante di collutori dopo aver lavato i denti.



giovedì 3 gennaio 2008

Importanza del fluoro in odontoiatria


L'uso delle sostanze a base di fluoro è il metodo più efficace per prevenire e controllare la carie, esso penetra gli strati più superficiali dello smalto e si lega agli ioni calcio che formano l'idrossiapatite, ancorandoli insieme, in modo da renderli più resistenti all'attacco degli acidi prodotti dal metabolismo dei batteri. Inoltre il fluoro ha importanti effetti terapeutici e preventivi sul controllo delle infezioni parodontali. Il fluoro se ingerito viene assorbito dalla mucosa gastrica e entra nel sangue che lo veicola a tutti gli organi e a tutti i tessuti; specialmente a quelli calcificati (denti e ossa) dove si deposita, mentre, viene eliminato dalla saliva, dal sudore, dalle feci e dall'urina e una piccola quantità nel latte materno.

  • Come si applica il fluoro? Le applicazioni del fluoro a concentrazioni elevate vengono fatte e prescritte solo da persone autorizzate (Dentisti e Igienisti Dentali), invece quelle a concentrazioni basse vengono fatte direttamente dai pazienti tramite dentifrici e collutori a base di fluoro. Una corretta alimentazione e igiene orale più le applicazioni del fluoro riducono insieme il rischio della malattia cariosa. L'acqua potabile dovrebbe contenere una quantità modesta di fluoro. Spesso tale quantità è troppo bassa e quindi aumenta l'incidenza di carie. In questo caso bisogna aumentare l'assunzione del fluoro per via sistemica tramite pillole, compresse e gocce da somministrare in dosaggio proporzionale all'età.
  • Effetti collaterali del fluoro. Un'assunzione eccessiva di fluoro può dare tossicità che si manifesta con nausea, diarrea, vomito, dolori addominali nonché sete e salivazione accentuata. Se il problema non viene risolto subito può portare ad arresto cardiaco e paralisi respiratoria. Un'altro effetto collaterale che si può avere in caso di somministrazione eccessiva di fluoro prima dell'eruzione dei denti è quello della fluorosi dentale. Si manifesta con piccole macchie bianche, opache ed irregolari sullo smalto.
  • Conclusioni. Il fluoro preso per tutta la vita in dosi non tossiche non provoca nessun alterazione alle funzioni degli organi ed apparati. Studi scientifici ne attestano benefici e compatibilità con l'organismo. Essendo contenuto anche negli alimenti e nell'acqua spesso si raggiunge una dose ideale anche solo dall'uso di un buon dentifricio a base di fluoro o collutori a base di fluoro.

martedì 1 gennaio 2008

Il colore dei denti



Il colore dei denti è personale, un po' come il colore dei capelli, ognuno ha il suo, che varia se pur di poco da individuo a individuo. Il “bianco naturale” dei denti incorpora lievi sfumature sui toni del giallino e del grigio chiaro, a volte del bruno o del rossiccio, più o meno accentuate, che aumentano d’intensità dal bordo libero al colletto gengivale di ogni singolo dente. Studi scientifici hanno dimostrato che i canini tendono ad avere un colore leggermente più carico degli altri elementi dentari.

Non è lo smalto che determina il colore dei denti. Esso infatti non possiede alcun colore proprio, è traslucido proprio perchè formato da cristalli di idrossiapatite: dalla sua superficie traspare il colore della dentina sottostante. Col passare del tempo e soprattutto se non c'è una corretta e costante igiene, lo smalto tende a colorarsi assorbendo pigmenti da cibi e bevande (cola, caffè, liquirizia ecc.). Ciò fa sì che con l’invecchiamento i denti si scuriscano e perdano la loro originaria brillantezza.

Le nuove tecnologie e materiali al servizio dell'odontoiatria, consentono di riportare il colore dei denti al bianco naturale e con diversi trattamenti sbiancanti si può anche arrivare ad ottenere un bianco un po’ “artificiale”, tipo “porcellana smaltata”, ma che non possiede le normali sfumature di colore.